Posta indesiderata: cos’è e da dove deriva l’origine della parola SPAM?

email spam

Il termine “spam” è ormai parte integrante del linguaggio di Internet, riconosciuto da chiunque utilizzi la posta elettronica. Tuttavia, non tutti conoscono l’origine di questa parola e il suo significato originario, estraneo al mondo digitale. Fino a qualche tempo fa, “spam” non era sinonimo di messaggi indesiderati nella casella di posta elettronica, ma aveva un’origine e un utilizzo completamente diversi. Vediamo insieme da dove deriva questo termine e come si è evoluto nel tempo fino a diventare il sinonimo di posta indesiderata che conosciamo oggi.

Come nasce la parola SPAM?

La genesi di questa parola è davvero straordinaria. Sorprendentemente, trae origine dal nome di un rinomato prodotto alimentare della Hormel Food Corporation, un’azienda statunitense che opera nel settore da oltre un secolo. Fra le molteplici prelibatezze offerte in tutto il mondo dalla Hormel, spicca una vasta gamma di carne in scatola marchiata SPAM®. Si tratta principalmente di carne di maiale e prosciutto, disponibile in numerose varianti che vanno dalle versioni a basso contenuto di sodio e piccanti, fino alle varianti leggere come “macaroni & cheese” e alle opzioni etniche come Jalapenos, Teriyaki e Chorizo.

La carne SPAM®, prodotta sin dal 1937, ha guadagnato una notevole fama soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando divenne un elemento fondamentale nella razione dei soldati statunitensi. Ogni settimana, oltre 15 milioni di lattine venivano spedite ai fronti da parte dei magazzini della Hormel. Questa carne costituiva, come dichiarato direttamente dalla stessa Hormel sul suo sito web, “l’ultima linea di difesa contro la fame per i soldati esausti”.

Ma qual è il collegamento tra questa carne in scatola e gli indesiderati messaggi di posta elettronica?

La connessione tra questi due concetti trova le sue radici negli anni ’70. In un celebre sketch comico del Monty Python’s Flying Circus, famoso gruppo comico britannico, la carne SPAM diventa un sinonimo di prodotto riproposto così insistentemente da diventare fonte di fastidio e irritazione. La scena è ambientata in una locanda dove ogni piatto elencato dalla cameriera contiene SPAM: uova&spam, uova-bacon-spam, spam-uova-spam, spam-salsicce-spam-spam, e così via. Man mano che lo sketch prosegue, viene messa in risalto la tenacia della cameriera nel proporre piatti con SPAM e il deciso rifiuto della cliente, il tutto accompagnato da cori vichinghi esilaranti che inneggiano allo SPAM.

Tuttavia, questo non spiega ancora l’uso del termine SPAM associato all’invio di email. Il passo successivo in questa storia, nata nel lontano 1937, risale ai primi anni ’90, agli albori dell’era di Internet e del marketing via email.

1994: il termine SPAM per la prima volta viene associato alle email

Nell’aprile del 1994, due avvocati di Phoenix, Canter & Siegel, inviarono un messaggio di posta elettronica per promuovere i loro servizi in relazione a una lotteria per la “green card”. Sebbene non fosse la prima volta che messaggi di dubbia legalità di questo tipo venivano diffusi online, questo fu il primo caso di invio di email non richieste a guadagnarsi l’etichetta di SPAM.

Per quel particolare invio del 12 aprile, i due avvocati avevano ingaggiato un programmatore per diffondere il loro annuncio promozionale in ogni singolo newsgroup su USENET, una delle più grandi e popolari reti di server online al mondo. Quel giorno, migliaia di utenti registrati su USENET ricevettero la pubblicità di Canter & Siegel. I destinatari, probabilmente appassionati degli sketch dei Monty Python, definirono quell’invio come SPAM per la logica correlazione tra due elementi fastidiosi, presentati in modo insistente e senza consenso.

Da quel momento, il termine rimase associato alle email spazzatura, ovvero a tutti i messaggi di posta elettronica inviati senza il consenso esplicito dei destinatari. Sono passati 20 anni da quell’invio di Canter e Siegel, e lo spam rimane un problema non risolto per chiunque si occupi di email marketing. Sebbene la legislazione varia da Paese a Paese, a livello globale le buone pratiche di email marketing richiedono l’invio di email solo a chi ha espresso il proprio consenso (opt-in) e la possibilità di disiscriversi tramite un link apposito presente in fondo alle email.

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